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di Alfredo Panzini 129


fra i nostri dotti, in gran segreto — è còlta da follia alla Nietzsche!»

La visione era realmente spaventosa: i più venerabili professori germanici cavalcavano su cavalli da guerra; scuotevano l’antica fràmea germanica, e per copricapo avevano l’elmo alato dei Nibelunghi.

Olimpici ma disorientati! In quanto che abituati a non pronunciarsi risolutamente, per non turbare la serenità della scienza, sentivano che era necessario giudicare pur non avendo tutto il corredo delle documentazioni.

Illustri nostri professori che da anni facevano «incursioni» — come essi le chiamano — nel mondo dei morti, si sentivano richiamati violentemente nel mondo dei vivi.

Olimpici, ma non così che in via del tutto confidenziale, non dicessero:

«Ma illustri colleghi germanici, voi avete l’aurea di Kikero sentenza, Kedant arma toghae, quasi dimenticata!»

Rispondevano i germanici: «Mai le armi hanno ceduto alla toga, tanto è vero che Kikero stesso, il giorno delle elezioni politiche di Catilina, pensò bene di presentarsi ai comizi con la corazza lucente e non con la toga!»

Dicevano i nostri universitari:

«Colleghi, illustri colleghi germanici, voi