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122 Diario sentimentale


— Ma sì, come ci hanno preso cinquanta, cento anni fa.

È una cosa spaventosa: per il droghiere sono i tedeschi che si degneranno di accogliere noi italiani come popolo di conquista.

Rivive Giovainnin Bongèe:

Hin chi i Todisch, hin chi quij car Pattan!

Dove sono sfumati sessant’anni di libertà?

***

Mi pare di essere in un treno, e di avvicinarmi alla stazione chiamata Terminus. Non capisco perchè prendo questi appunti.

Forse come il grammatico, che sta per morire e seguita a coniugare «morior mòreris, e non morèris!»

***

Bologna, febbraio 1915.

A San Michele in Bosco. Il tram si arrampica sino in vetta al colle, lassù: ma il luogo era deserto. La sera oramai cadeva violacea su la neve dei colli d’intorno. Sottostante, Bologna.

Come un’asta sottile, la torre degli Asinelli si vedeva salire nel cielo. Ma lì — dove io era — quella porta della chiesa, nella marmorea linea cin-