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108 Diario sentimentale

magro imbonitore c’era poca gente, o non avessero calli o fosse mezzodì.

E l’imbonitore trasse pane e lugànega, e si mise a masticare. Poi da una bottiglia da litro, fatta di vetro verde, e pieno di cupo vino paonazzo, traeva lunghi sorsi e faceva glu glu! con un senso di beatitudine.

La nebbia calava già sulle torri di Sant’Ambrogio.

Ma, Valer unser, dimmi tu, per divina grazia, chi crede ai preti come Cristo credeva al levita; chi non potrebbe mai mandar giù per sua beatitudine quel feroce vino, che quell’imbonitore inghiotte; chi non è nato animale in letargo come la marmotta, cosa sta a fare nel mondo, Vater unser, o Padre nostro che stai nei cieli?


Milano, 24 dicembre 1914.

Vigilia di Natale. I vetri imbiancano appena. Ricami di gelo ai vetri.

Titì si è destata.

Sento il suo grido, dal mio studio: — Viva l’Italia!

Perchè, poi, questo grido?

— Ciao, Titì, dormi che è notte.

— Viva la bandiera bianca rossa e verde, la più bella di tutte.