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di Alfredo Panzini | 95 |
Roma: «Se non c’era la Prussia, non si andava a Roma».
E quando morì Vittorio Emanuele secondo, fu lui, che allora era principe, che presentò al popolo di Roma un bambino: quello che adesso è il nostro re.
Poi diventò Kaiser.
Kaiser, Guglielmo secondo, il giovane baldo; e venne spesso a Roma e dava vigorose strette di mano al nostro re.
A Venezia veniva anche più di sovente. Vi onorava belle donne, e mi sta in mente di aver letto come una volta volle assaggiare il pesce fritto da un pubblico friggitore. Oh, ci era molto benevolo il giovane Kaiser; e quando quell’altro imperatore, quello vecchio di Vienna, ci faceva di brutte smorfie ogni tanto, il Kaiser giovane pareva dire: «Herren taliani, non ci badate! È un tic nervoso che hanno quelli di Absburgo. Non tutti posseggono il bel sorriso, il bel modo gentile di noi, ateniesi della Sprea. Garantisco io!» Egli era così forte!
Ma mi sta a mente anche un altro fatto che mi fece grande impressione. Una volta il Kaiser andò a Roma, e cavalcò per tutta la città eterna, per tutto un dì, alla testa di un nostro drappello di carabinieri.