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anni, così si racconta che il povero conte esclamasse una volta:
— Ah, perchè è morto quel povero colonnello!
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Quando anche il conte morì, fu osservato che la sua barba era tutta bianca e così i capelli; e così si osservò che il suo volume e il suo peso non erano diminuiti.
Ahi, come si dolse donna Fanny della morte del povero conte! Dopo il colonnello ella credeva impossibile di trovare un uomo più cavaliere, più gentile. Eppure ella lo aveva trovato nella persona del conte Guido Ubaldo; ed era morto!
Tutto ella aveva fatto per lui: lo aveva abituato a portare i colletti alti; a gustare il tè, che prima non poteva soffrire, a fumare le sigarette invece dei toscani. Aveva smesso l’abuso dei farinacei, del fiasco di vino; s’era adattato benissimo ai ricevimenti del venerdì, a coricarsi dopo il teatro, a stare in letto al mattino sino alle otto per lo meno: insomma, in tutto si era incivilito, dirozzato quel povero conte; in una sola cosa non era riuscita donna Fanny: nel farlo dimagrare. Perchè quello di ridurlo magro era stato il principale pensiero di donna Fanny. Ma invano!
Cure sopra cure, aveva fatto: non vino rosso, non farinacei di cui era sì ghiotto; molto tè,
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