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Per troppa furia d’amore se la sarebbe messa in bocca come un fondant e se la sarebbe ingoiata, per goderne tutto il sapore.

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Ebbene, qualche cosa di simile accadde tra il signor conte Guido Ubaldo e la signora Fanny, o donna Fanny, come ella amava chiamarsi; perchè ella era una dama molto aristocratica. «A Roma — e sospirava — andavo ai balli di Corte!»

Ci fu un giorno che il signor conte si trovò al contatto della mano della signora Fanny, e dopo la mano venne il braccio e dopo il braccio venne il resto, finchè... «Finchè il signor conte ingoiò così come stava la signora Fanny...?» Per l’appunto: finchè la sposò, così come stava.

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Ma non bisogna dimenticare che le mani della signora Fanny erano deliziose e rare; e un po’ i profumi, un po’ la pelle, un po’ lo splendore languido delle turchesi e degli anelli, accoppiato col pallido corallo delle unghie, fatto è che quelle mani esercitavano una tale seduzione, che il signor conte fu più che scusabile se ne subì il fascino irresistibile.

Gentiluomo campagnolo, il signor conte, bruciato dal sole, riarso dalla vita faticosa dei campi e della caccia, col sangue grosso e caldo di un uomo che — quando arrivava a sedere nel tinello