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poi rapida, risoluta, graziosissima, sollevò un foglio grande come quelli da disegno. Se lo collocò davanti alla faccia.

C’era disegnato in nero un gran V geometrico.

Subito il V è buttato via; ed è sollevato un altro foglio con un I della stessa proporzione.

Seguì un breve cenno molto calmo, molto grazioso con la testa, come a chiedere: «Avete capito? Quello che vi ho fatto vedere è un VI. Ora attento.»

Ed allora sfilarono fulmineamente tre lettere, sostenute da un colossale ammirativo: esse formavano la parola Amo! Vi amo!

E rimase lì imperterrita. Io rimasi lì. La rivedo ancora fare un gesto così grazioso, così disperato di impazienza! Certo deve aver detto: Dio, come l’è bell, ma come l’è stupid. El capiss no!?

Allora io, cretino, meditai come avrei dovuto fare per comunicarle la risposta, che era questa: «Io sono straordinariamente stupìto».

Mi posai la mano sulla fronte, e la allontanai con un gesto melodrammatico. «Ah! Ah, io sono straordinariamente stupìto».

Lei, la cara fanciulla, interpretò quel gesto come un’espressione romantica, come avessi detto: «Il vostro amore mi dà alla testa, e mi toglie la facoltà, per ora, di rispondervi.»

Parve soddisfatta; prese dalle sue labbra un bacio e me lo consegnò deliziosamente.

Scomparve.