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Da anni ed anni tempestava la direzione per un trasferimento in una città grande: era lì, rimaneva lì, e non aveva più altra speranza che quella di ammalarsi sul serio e poter ottenere un congedo.
Ma come fare ad ammalarsi? In quella piccola stazione dall’aria balsamica, la gente ci veniva per salute all’estate, ed egli aveva la soddisfazione di vedere bensì in quel tempo aumentato il suo lavoro, ma senza potere avere la consolazione di ammalarsi.
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Una mattina di luglio, una ben calda e serena mattina, io presenziavo l’arrivo di un piccolo treno, che usurpa il nome di diretto.
Il signor Capo, tra spedizione merci e spedizione viaggiatori, ne aveva sino oltre al berretto paonazzo. Tempo di villeggiatura per la restante umanità! Un piccolo rossore alla fronte, un parlar secco allo sportello dei biglietti, un saluto glaciale a me, mi avevano fatto capire che quella mattina la caldaia cerebrale del signor Capo era in uno stato di ebollizione pericolosa.
Il treno si era appena fermato che un piccolo signore, da uno scompartimento di prima classe, si era affrettato a chiamare:
— Aprite, presto, presto! — Poi si era calato da sè, come se la carrozza fosse in fiamme: ma un po’ impediva il ventre che sporgeva dagli svo-