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temetti che me li scaraventasse sulla testa: si accontentò di accatastarmeli davanti: erano regolamenti, circolari, istruzioni.

— Questa è la mia letteratura! — Aveva gli occhi feroci. — Creda — mi diceva poi acquietandosi con la subitaneità della sua indole buona — io odio questo sole, io odio quest’aria balsamica; io, democratico, considero questa sudicia umanità di campagna come una razza inferiore. Persino le donne, capisce lei? persino le donne non mi sembrano donne!

L’aria balsamica, l’aria igienica pel signor capo era quella che si respira nel fondo di quei pozzi grigi che sono le vie, le piazze di una grande città.

«Ah, a mezzanotte — sospirava — un teatro illuminato! per le vie lucide dei tram lucidi! uomini col colletto pulito, donne all’ultima moda; donne autentiche, lavate; bars, buvettes, scintillanti di luce elettrica, vetrine messe con gusto: lavorare sì anche, ma almeno potere un’ora al giorno sedere entro un caffè, godere lo spettacolo dell’umanità che passa davanti al vostro tavolino, al vostro calice di birra autentica! Macchè sole, macchè mare, macchè alberi, fiori, verdura, insalata, garofani!»

Oh, allora sì, il signor capo si sarebbe «arrangiata» la barba che oramai diventava grigia, ed avrebbe speso allegramente il capitale esuberante della salute che rifioriva nel suo corpo.