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— Sì, calze e accessori — si affrettò correggendo. Ma poi parve pentita delle sue parole.

Domandò di vedere i miei libri greci: li girò in alto, in basso come una cosa nuova.

Dissi io allora:

— Anche lei leggeva, signora.

— Ah, il mio libro non si può vedere: e sigillò il libro, posando sulla busta di cuoio la mano.

Io non insistetti e tacqui.

Ma dopo un poco mutò pensiero.

— Guardi — mi disse audacemente.

Guardai. Era un libro francese, un romanzo. Non lo avevo mai letto; ma il titolo non mi era nuovo. Poi ricordai. Ricordai che un giorno mio padre, parlando con un magistrato di quel libro, aveva detto: «Finchè non riuscirete a togliere dalla circolazione questo genere di libri, le vostre leggi non rappresenteranno che un’ipocrisia sociale di più».

— Non ha letto mai questo libro?

Io arrossii grandemente.

Per me? per lei arrossii che leggeva quel deplorevole libro? Non so: mi sentivo un gran calore nelle vene.

— Davvero non l’avete mai letto? — chiese socchiudendo maliziosamente le sue grandi pupille.

— Davvero! — e arrossivo anche di più.

Mutò discorso.

— Dunque il vostro caso è disperato?

— Sì, signora.