Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 149 — |
certe qualità segrete che prima non avea sospettate.
Pensieri di rappresaglia si agitavano nel mio cervello. — Io ti punirò di morte, — dissi con voce di giudice che sentenzia, ma la mia voce risonò a vuoto nello stanzone melanconico, ma era una voce dolce la mia: egli invece mi aveva colpito senza emettere un suono.
Gli enumerai con persuasione tutti i suoi torti: — Voi siete un violento, un rapace, un masnadiero dell’aria, voi avete, signor falco, spogliato tanti nidi, lacerato e ucciso tanti innocenti augelletti i quali cantavano la gloria del Signore e provvedevano il vitto ai loro piccini! Gran perfidia fu la vostra, signor falco, ma ora siete in mia balìa e ne sconterete bene la colpa senza alcuna remissione o pietà.
Così fermato il proposito della pena, dopo essermi assicurato che il falco era ben legato, corsi in cerca di un bastoncello e feci per colpirlo.
Ma il falco stette: solo si contorse nell’atto superbo e magnifico con cui sogliono effigiarsi le aquile negli stemmi dei re e le pupille perforanti saettarono un senso: — Vile!
Ed io non lo percossi.
*
* *
Come la mia piccola anima si mutasse, io non so. Ma ricordo che, dopo essermi aggirato due