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tessi stare per ore ed ore con un pupazzo in una mano e un pupazzo nell’altra, e non capivano che era un re che parlava ad un altro re suo rivale, vinto, stretto in catene davanti a lui.
Ma in simili casi la concione avrebbe potuto durare delle giornate, tanti erano gli argomenti che il trionfatore avea a sua disposizione per ischiacciare e vilipendere il vinto re! Io non ero malvagio, ma i miei re erano terribilmente feroci, e inesorabili. Quali diritti esercitavano mai!
Un’altra cosa ricordo ancora, cioè che i miei re riposavano delle fatiche belligere in grandi e sontuosi pranzi, i quali corrispondevano a punto a quelli che non si facevano a casa mia, ma erano bensì nel mio desiderio. Sua maestà di cartone era un principe molto vendicativo, ma era anche un goloso eminente.
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Un bel giorno, non ricordo da chi nè come, mi venne regalato un piccolo falco; un falchetto.
Ora quando venne il falco, i re furono messi in riposo, anzi furono dimenticati. La polvere cadde su di loro; lo scudiero non venne ad avvertire i nobili signori che già il sole era levato e illuminava la nera foresta sonora; e i palafreni bardati scalpitavano e i mastini odoravano la caccia.
Il senso di profonda soddisfazione che mi in-