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per le malattie del cervello. Deve essere venuto qui apposta per un consulto al senatore X***. Sarà una visita in extremis, ma era d’obbligo.
— Allora — disse il signore — noi ci siamo conosciuti, e molto bene, in collegio. Egli era di due corsi avanti di me. Un giovane di valore, ricordo benissimo: uno dei pochi che si son fatti strada senza ciarlataneria. Sapete, amico mio, che è una cosa curiosa? — e pareva un po’ rasserenato. — Noi nella vita moderna ci perdiamo spesso di vista, di nome, di tutto, peggio che nel deserto. Accade poi, un bel giorno, di vedere nel giornale un necrologio e allora diciamo: Io l’ho conosciuto quell’uomo! Ma non siamo più a tempo per andare a stringergli la mano.
— Lo dica a me che sono rimasto solo come un fungo...; e non me ne pento ormai più — sorrise fra sè l’omarino.
Vi dispiacerebbe di portare, ma subito, un biglietto al Grande Hôtel? Se il Marchi non c’è, aspettate. Se domattina presto non può, mi fissi a che ora vuole, stasera, un appuntamento.
Il signore si mise a scrivere.
L’omarino si levò la manica di lustrino e andò ad infilare il vecchio pastrano a pipistrello e ad avvolgere il collo, le orecchie, la nuca nella fascia di lana.
— Si trova da per tutto quest’accidente! io domando come si fa a non avere male di testa con quest’accidente!