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— Imbecille! — e la mano della signora prese il biglietto e rovesciò tutte le carte.
Dietro di esse apparve un uomo di mezza età, barbuto, con la fronte posata in calma sulla mano: il marito.
La signora uscì sbattendo l’uscio.
Allora, dietro una specie di paravento, venne fuori un omarino mezzo spelato e con barbetta caprina, il quale subito si rivelava come appartenente alla nobile, antica classe degli scrivani, che le macchine da scrivere e le dattilografe vanno distruggendo in modo spietato.
Pareva abituato a questa specie di cicloni familiari, perchè si mise senz’altro a raccogliere le carte e i libri.
— Per un uomo d’affari però — osservava — è grave questo modo di sfogarsi con le carte. Pare, vero signor Giraldi? che vi sia nella signora una specie di crescendo. Ogni parola si accumula con l’altra, come in una pila elettrica, finchè avviene l’esplosione.
— State buono — rispose il signore, aiutando anche lui a raccogliere le carte — oggi è andata abbastanza bene. È quando comincia dalle origini, dai tempi precedenti il matrimonio, quando prende a rivangare i vivi ed i morti. A proposito, cos’ha nominato? il prof. Marchi? Grande Hôtel? Che sia il Marchi, professore dell’Università di...? Voi che avete la specialità dei nomi, ve ne ricordate?
— Sì, certo: Gian Franco Marchi, specialista