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— Signora, posso offrire?

La signora pareva sofferente: era scossa come da brividi.

Il signore aveva tolto dalla grossa valigia di cuoio una fialetta di essenze.

— Veda, signora — disse — quando io viaggio, ho l’abitudine di prevedere tutto. Ecco qui, oltre al resto, una candela: è probabile che fra poco torni a proposito.

— Grazie, ma avere anch’io petit flacon. Piuttosto ho fame.

— Ah — fece il signore — e presa la cestina, ne trasse ancora quella deliziosa anca di cappone. Poi fissò la signora: sorrise dolcemente con i suoi denti bianchi nella faccia rubiconda, un po’ ironica, e senza muoversi punto, appena movendo le labbra: — Sì — disse — ma pagare!

«No, no denaro — disse fermando il gesto della signora. — Soltanto un piccolo bacino, qui! E indicò la punta del grosso naso.

— Ah!... Fy', old satyr!

— Niente, vecchio satiro, madam. Ho dato addio da tempo alla carne: non però alle ànche di cappone. Ma quest’oggi mi sento americano anch’io, cioè molto originale — e così dicendo fece atto di riporre la preziosa anca superstite.

Allora con un moto rapido, la dama si appressò: il signore sentì cose molli, profumate, deliziose appressarsi a lui: la lontra, le viole.

I labbruzzi di lei sfiorarono il suo grosso naso.