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Tutta la folla si volta, al galoppo, verso il telegrafo, e dietro corrono le lucerne di due carabinieri. Ma tornano tutti subito indietro. Una imprecazione collettiva, enorme: Il telegrafo non funziona più!
Ma che succede adesso? Un altro signore rompe la calca, affronta l’energumeno e strilla come un’aquila:
— Prima di tutto, lei che grida tanto, fuori il biglietto!
Era il più bello della scena, quando la dama, levando appena il dito, disse laconicamente:
— Prego, chiudere.
Il vecchio grasso gentiluomo udì, si voltò, guardò la dama. Ella diceva proprio a lui. Lui parve meditare: dopo tutto la signora di seconda classe era come sua ospite nel compartimento di prima.
— Prego chiudere — ripetè la signora in tono che non era affatto di preghiera.
Allora il signore alzò lentamente e come a malincuore il cristallo.
Intanto un lento moto avvertiva che il diretto, forse, stava per partire: uscì dalla tettoia, infatti. Allora brillò una gran luce: ma non dal cielo uniforme di piombo scendeva quella luce: ma dalla immensa candidezza della terra, e fuori di quel candore, tutto era ugualmente plumbeo: le fiumane, le piccole case, disperse, livide, sepolte: un paesaggio immobile, desolato, bianco