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marcio. Sentii, come farti capire? una luce trapassare la mia mente, un lampo; ma avevo trovato!
— Amico — dissi con effusione a quel villano — vieni fra due ore e avrai, ti giuro, il cerotto che tu vuoi e che ti guarirà.
Due giorni dopo l’uomo tornò. Mi mostrò la sua schiena che era tutta una piaga; ma lui era esultante: era guarito!
Io avevo inventato il famoso cerotto di Sant’Antonio. Nelle nostre campagne chi non conosce adesso il cerotto di Sant’Antonio? I farmacisti delle città avevano dimenticato la esistenza dei forti lavoratori della terra, la cui epidermide, perchè sa — come si dice oggi — il lavoro dei campi, è insensibile ai comuni revulsivi. Avevano dimenticato questa elementare psicologia della medicina popolare che un farmaco è creduto tanto più efficace quanto più si sente e fa male.
Ma tu dici delle bestialità, Ballesio.
— Mailpiù! È affare di autosuggestione. Il villano si sente bruciare e pensa: «ecco, io guarisco!» Pensare di guarire spesso vuol dire guarire. Aggiungi poi dietro il cerotto l’imagine di Sant’Antonio, del grande taumaturgo, e tu hai la spiegazione dell’immenso successo del mio specifico. Devi poi notare che nelle nostre campagne c’è ancora un po’ di religione e i parroci, con una piccola percentuale sulle vendite, hanno fatto una réclame strepitosa a questo revulsivo che cura