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il cui cuore sentisse pietà per le infelici vittime della ingiustizia. Il nostro Tartarotti porta un catalogo di 33 scrittori dalla metà del secolo XIII alla metà del XVIII i quali negarono la verità del congresso notturno delle streghe,1 ma quell’elenco si potrebbe agevolmente aumentare, perchè egli, volendo singolarmente combattere nel citato suo libro cotesta credenza contro le teoriche del p. Delrio in modo peculiare, non prese memoria che degli scrittori cattolici che aiutavano le sue argomentazioni. Se non che è ben debito notare, che la gran parte di costoro non può aspirare al vanto di avere prodotto il lavoro più utile alla opposizione di che ci occupiamo: come non possono aspirarvi neppure quelli che da bel principio tentarono l’assalto di fronte, come fecero il can. Loseo, Cornelio Agrippa, Giovanni Weier ed altri, perchè i tempi in che vissero non permettevano una ragionevole discussione sopra un argomento che, a torto, doveva avere stretta relazione colla fede. — Quelli cui è dovuta la lode di avere aperta la breccia esponendo al maggiore pericolo la loro vita e la loro libertà — e dico questo non parlando figuratamente — sono due gesuiti, cioè il p. Adamo Tanner ed il p. Federico Spee, de’ quali mi corre stretto dovere di trattenere i lettori.

Il primo,2 nato ad Innsbruck (1572) fu teologo di gran vaglia, professore alle università di Ingolstadt, Vienna e Praga, scienziato e naturalista noto fra’ contemporanei. Nella maggiore sua opera “ Universa Theologia scholastica speculativa, practica „3 non nega già recisameute la realtà della stregheria — e al suo tempo lo avrebbe potuto? — , nega però la tregenda ed il congresso notturno delle streghe, e sostiene, che le confessioni che si hanno in argomento nei processi o furono estorte dai tormenti o dipendono da sogni e fantasie inferme. Dove più si estende è


  1. Op. cit. III. XIV. 2. — Degli autori colà. nominati 12 sono francesi, 11 italiani, 4 spagnoli, 2 tedeschi, 1 olandese; 3 opere sono o anonime o lavoro di istituti.
  2. Prendo queste notizie dall’opuscolo già più volte citato del sig. L. Rapp, p. 47 e seg.
  3. Stampata nel 1626-27 a Ingolstadt, 4 vol. in f.°