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54 | i processi |
corrono a danno di una persona è da reputarsi come “ manifeste (leprehensa in hèeretica pravitate, „ ma basta talora anche meno. Il processo poi, si ricorda molte volte, va trattato sommariamente simpliciter et de plano (Q. VII). — L’accusata si cita e si esamina la prima volta quasi informativamente. S’ha da mettere subito in carcere? Varie sono le opinioni, nè si può dare certa regola: ad ogni modo, se venga messa in arresto non s’ha più a rilasciare. La sua casa deve essere diligentissimamente perquisita per rintracciare gli strumenti dei maleficî, e se ha socie od ancelle devono essere arrestate, quand’anche non denunziate, perchè si presume, conoscano i segreti dell’imputata. — Nell’arrestarla poi suolsi da certi birri sollevarla tosto da terra e metterla in un cesto o simile arnese si che non tocchi il suolo, e tale pratica è lecita e prudente, essendo provato, che per essa qualche strega perdette il maleficio della taciturnità (Q. VIII). L’accusata nega il tutto, vuole un difensore, vuole conoscere i nomi de’ testimoni. — A difensore non occorre darle la persona da lei designata:1 noti bene poi il giudice, che l’avvocato sia persona proba e non sospetta, lo renda attento di essere cauto nelle sue difese perché non cada nel sospetto di favorire eretici, e gli rammenti, che il processo è sommario, e non si accordano nè dilazioni nè appellazioni.2 — Stiano da parte loro bene avvisati i giudici: gli avvocati mettono bastoni fra le ruote della procedura, non sieno facili a credere loro, e se non sono persone irreprensibili li respingano, — e giudichino dagli atti senz’altro. — L’accusata non ha diritto di conoscere i nomi de' testimoni; se però essa o il suo patrocinatore insistano per conoscerli, qualora questi sia un uomo secondo il cuore del giudice, possono venirgli manifestati, sotto giuramento però di non rivelarli ad alcuno; altrimenti ci sono delle cautele e delle astuzie, che quand’anche