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nella tregenda e nei convegni delle streghe e la persuasione, che fossero dirette e presiedute dal diavolo? — Se non troviamo, in vero, nei documenti del tempo del quale parliamo impresso un chiarissimo sigillo demoniaco alla stregheria, se manca fino ad ora, che io mi sappia, specie ogni cenno di un commercio tra l’essere umano e lo spirito delle tenebre (d’incubi e di succubi si parla solo al tempo dei processi contro le streghe), non mancano però dati stringentissimi per dover credere, che anche nei secoli V al IX, de’ quali ci siamo occupati, il diavolo fosse tutt’altro che estraneo alle volgari superstizioni. Le leggi barbariche che ho citate ricordano non poche volte i “ dæmones „ ed il Canon Episcopi dice espressamente: “ Sacerdotes per ecclesias sibi commissas populo Dei omni instantia prædicare debent, ut noverint, hæc „ (la credenza nella tregenda) “ omnino falsa esse et non a divino, sed a maligno spiritu talia phantasmata mentibus fidelium irrogari. Siquidem ipse Satanas.... cum mentem cujuscumque mulierculæ ceperit et hanc sibi per infidelitatem subiugaverit, illico transformat se in diversarum species personarum atque similitudines, et mentem quam captivam tenet, in somnis deludens.... per devia quæque deducit.... Omnibus itaque publice annuntiandum est, quod.... qui fidem in Domino non habet, hic non est ejus, sed illius in quem credit, id est Diaboli.... „

Tutti per il resto sanno, che sono molto rari i documenti di cotesti secoli, per istruzione e lettere barbari tra i barbari, e che i pochissimi, i quali ci furono come che sia conservati, non contengono notizie del genere di quelle che vorremmo trovare. — Ma il vedere, che nella seconda metà del secolo XIII la credenza alla possibilità del commercio col diavolo era già tanto ferma da trovarne accusata una povera donna, per me è una prova eloquente, che dessa era penetrata nei popoli molte età prima, avendo avuto tempo di abbarbicarsi e di gettare profonde radici nella coscienza universale, così che dei giudici, che a priori non s’hanno a classificare tra il volgo ignorantissimo, non dubitarono condannarla al rogo.1

  1. Nel processo di Tolosa del 1275 Angela di Labarèthe, fra molti,