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contro le streghe 9

pra le cune dei bambini, assenti le nutrici, ne laceravano il corpo cogli artigli e ne succhiavano poi il sangue. — Anche alle streghe era dato cambiarsi in animali, ed anche esse si dilettavano talora di mandare a male i fanciulli, ma però erano, in certo modo, più umane, poiché non ne sbranavano le tenere membra e si contentavano di succhiarne il sangue dalle dita, o più di frequente dai piedi, senza lasciar traccia di ferita. Come non conosco altre malefatte delle Strigi che quella di sopra notata, e non trovo nè che fossero molto numerose, nè che costituissero una società, nè insomma altri particolari che le avvicinino maggiormente alle streghe, così mi pare logico dedurre, che errerebbero a gran pezza coloro, che nelle “ Striges „ volessero ravvisare le classiche Megere della tregenda, dovecchè esse non vi furono assunte, che per dare in Italia un nome greco-latino alle paurose versiere della leggenda settentrionale, cui portarono in dote un piccolo contributo.1

Ma un altro nome doveva venire carpito alla mitologia italica dalla leggenda delle streghe, quello di “ Diana „ , e questo per vero sotto tali circostanze, che potrebbero condurre qualche osservatore superficiale a credere, che l’elemento latino sia entrato più che non paia a me nella sua formazione.

Reginone ab. di Pruem (provincia di Treviri), morto nel 915, nella sua Raccolta di Decreti riporta quasi alla lettera un brano del così detto Canon Episcopi che suona:2

Cum voluit puro fulget in orbe dies.
Sanguine, si qua fides, stillantia sidera vidi,
Purpureus lunæ sanguine vultus erat.
Hanc ego nocturnas versam volitare per umbras
Suspicor et pluma corpus anile tegi.
Suspicor et fama est. Oculis quoque popula duplox
Fulminat et gemino lumen ab orbe vonit.
Evocat antiquis proavos atavosque sepulchris
Et solidam longo carmine findit humum etc.


  1. Nei vari tempi la favola delle “ Striges „ non si conservò sempre eguale, ma non importa qui tenere conto di differenze che non alterano la sostanza. Piuttosto pare notevole, che dessa è a tenersi più di origine greca che italica.
  2. È riferito anche dall’acutissimo critico roveretano Girolamo Tar-