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virtù, qual forza, quanta felicità in quei loro concittadini lasciassero; qual santità, e severa osservanza di leggi; qual plebe, qual senato, quali eserciti; quanta costanza nell’avversa, quanta modestia nella prospera fortuna; qual religione e culto degli Dei; quanto in somma d’inaudito e di grande la bene ordinata repubblica, per la prosperità de’ suoi cittadini, radunato si avesse. E tutto, quanto quei generosi Spirti con sì nobile trasporto mi svelano agli occhi, tutto diverso, tutto per l’appunto contrario esser veggo, a ciò che la presente Roma rinserra.

Prima virtù di quegli ottimi, conosco essere stata il sapere e l’osservare le leggi; nostra, pur troppo! Da gran tempo sì è fatta, il sovverterle, trasgredirle, deluderle, ed ignorarle: e quegli più grande fra noi, con