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DI PLINIO A TRAJANO. 61

che da lagrime e sospiri di gioja verace; saranno questi gli encomj della libertà, e de’ suoi dolcissimi frutti, che or dal mio labro si udiranno prorompere.

Già già mi si squarcia dagli occhi quel tenebroso velo, che la caligine dei passati e futuri secoli involvendo, il pensier nostro nell’angusto termine dei presenti tempi confina. Io veggo, sì, e d’un solo rapidissimo sguardo, io veggo Roma qual era ne’ suoi felicissimi tempi, qual ella è nei nostri, quale, con novella prosperità e grandezza, nell’avvenir potrà essere. Le venerabili ombre dei Catoni, degli Emilj, dei Bruti, dei Regoli, e di tanti altri illustri Romani, mi si appresentano in lieto aspetto; e magnanima scorta mi si offrono a farmi conoscere quella Roma, che essi abitavano. A gara mi narrano, quali virtù, quali