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protezioni, ed incoraggiamenti, potè por mano al tratto di Strada Ferrata da Prato a Pistoia, che poscia si è spinta in questi ultimi tempi per Pescia a Lucca da cui a Pisa, punto nel quale, come si è detto, si congiungono le due strade alla sinistra e alla destra dell’Arno, che riunite in un sol ramo comune giunge a por capo a Livorno. In quanto alla Ferrovia centrale sul terminare dell’anno 1853 e nei primi mesi del successivo 1854 si lavorava per costruirla fra Piacenza e Parma in vicinanza del Taro con non poca forza; nel Ducato di Modena con 1,200 giornalieri, e nella Secchia vicino a Reggio con 2,800 operai; come nello Stato Pontificio fra il Lavino ed il Reno si travagliava con 3,000 lavoranti nel tempo stesso che si erano pure intrapresi in Toscana i lavori per la grande galleria di traforo dell’Appennino, e si proseguivano con 600 operai.

15.° Tutto mostrava energia, e risolutezza che rallegrava le popolazioni dell’Italia superiore e media, quando o fosse per effetto del giuoco delle Azioni della Centrale, che troppo ardito, da un primo rialzo tanto gustato, cadeva poi in un ribasso sensibilissimo, o fosse per conseguenza della guerra orientale, o per altri motivi, la grande impresa incominciò a vacillare, lenta addivenne la sua marcia, ed alla fine rimase deserta, nel tempo stesso che l’Austria pensando di rivolgere le sue beneficenze altrove coll’impiegare i capitali in altre Strade Ferrate del suo vasto Impero, diminuì per la Lombardo-Veneta gli assegni con tanta generosità incominciati. Per tutte queste circostanze parea periclitante l’impresa delle Ferrovie dell’Italia settentrionale e media, e se ne mormorava generalmente, quando con un’impensata e magnifica operazione amministrativa, che potrebbe dirsi un colpo di stato, i Governi interessati riavvivaron di nuovo, e robustamente questa grande impresa, e ritornarono la fiducia in chi disperava, coll’assicurare il compimento del vasto progetto già stabilito.

16.° Al quale intendimento per accelerare, e per assicurare il compimento tanto della Strada Ferrata Ferdinandea quanto della ferrovia centrale d’Italia, il Governo Austriaco vendette