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ANNOTATIONI DEL XIII. LIBRO.

Si vede nella contentione trattata diffusamente da Homero, tra Aiace, & Ulisse per l’arme di Achille quanto vaglia ne gli esserciti un Capitano cosi essercitato, e pratico, e bel favellatore, e prudente ne’ maneggi di guerra, come ancora ardito, e coragioso nel maneggiar le armi, come si vede che era Ulisse, perche la sola fierezza e bravura di Aiace, e bene di servitio quando è regolata dall’altrui saggezza, e prudenza, non essendo che furiosa, e precipitosa per se stessa, & atta a voltar sozzopra tutte le cose, ma quando si trova ambedue queste cose che il cuore, e la prudentia in un solo soggetto si può dire che quel soggetto meritarà lode di perfetto Capitano, perche non haverà bisogno di esser regolato da altri nell’ esequire, come ha bisogno quello che ha solamente l’ardire poco regolato, e non è buono che da esequire.Si vederà ancora quanto possi ne i cuori generosi che fanno profession d’arme il desiderio di avanzarse nelle cose d’honore, poi che spinse i duo valorosi guerrieri a contendere insieme per l’arme di Achille nanti l’Imperatore, e i pruni Capitani de’ Greci nella quale contentione, si scopre quanto vagamente l’Anguillara l’habbia arrichite le ragioni cosi dell’una, come dell’altra parte poste da Ovidio, di molte belle contraposte, e modi efficaci per esprimerle meglio, e di molto vaghe conversioni, come quella della fatta alle navi nella stanza, può star’ O sommi Dei che in questo loco rapresenta ancora felicemente lo scherno che si fecero i Greci nell’ultimo della stanza, Dapoi che dalla schiera armata e folta, come rapresenta medesimamente la perfettione di un perfetto Oratore la quale è usando l’arte, fingere di non usarla, come si legge nella stanza, Poi che tenuti alquanto i lumi intenti. Bella ragione è ancora quella che adduce Ulisse nell’ultimo della stanza per ottener l’arme di Achille: Quell’armi, ond’io trovai quel Cavaliero, come ancor bella la digressione ch’ei fa nel persuadere a i Greci il continuare l’assedio di Troia, come si vede nella stanza, Mille pratiche occulte ogn’hora tenni. Bellissima è poi, e molto meglio descritta, che non è in Ovidio l’Astrologia posta da Vulcano nell’arme di Achille in quella stanza, Le Hiadi con le Pleiadi vi furo, come è ancor vaga l’interrogatione ch’ei fa nell’ultimo della stanza, Se la tua stolta lingua il modo eccede. Vaghissima è medesimamente la conversione fatta a Filottete, nella stanza, Se ben tu Filotette dalla rabia.

Polimnestore che amazzò Polidoro per avaritia, volendo ritenerse il Thesoro che gli fu mandato da Priamo in guardia insieme col figliuolo, ci da essempio, quanto sia violente, e crudele, l’avaritia infame, poi che corrompe la fede, di modo che non mira ne a i modi della santa amicitia, ne al convenevole al quale doveremo per candidezza d’animo sempre mirare in tutte le nostre operationi; e non contenta di questo ci spinge l’empia furia a insanguinarci le mani de gli innocenti contra ogni ragione di humanità, e ogni debito di amicitia, ne per altro fine se non per sacciare le nostre ingorde voglie de i beni altrui; siamo poi al fine accecati dalla penitentia figurata per Hecuba per giustissimo giudicio di Dio che ci coglie soli, con la medesima avaritia, dallaquale ingannati, habbiamo offesa la sua divina bontà, e ’l prossimo nostro.

Hecuba poi trasformata in cane, dopo tante, e tante afflittioni, & amazzata al fine con i sassi da i Greci; ci fa conoscere che la patientia offesa piu, e piu volte al fine divien furore, e rabia, la quale medesimamente poi riman spenta dalla soverchia forza; si legge in questa historia di Hecuba; l’incendio di Troia, descritto da Homero, da Virgilio, e da Ovidio, e trasportata molto felicemente dall’Anguillara, nella stanza, Arde la miserabil Troia, e cade insieme con morte di Astianatte figliuolo di Hettore, nella stanza, Astianatte dall’istessa Torre e la conversione di Achille a i propri Greci, nella stanza, Dunque v’andate al bel regno natio. Descrive ancora molto propriamente l’Anguillara l’infelicità di Hecuba, nella stanza, Ne piangon sol te vergine innocente e nella seguente insieme co ’l suo lamento sopra il corpo morto di Polissena, nelle stanze seguenti, con quella cosi bella, e propria esclamatione: Ó del mio gran dolore ultimo obietto e quell’altra, Ó solo essempio, ò non credibil mostro con l’interrogationi molto proprie della stanza, Forse che havrai come fanciulla Regia? e la conversione della stanza, Dhe Re del ciel, ben che ’l mio mal sia tanto: si vede ancora come mostri bene e insegni a fingere uno sdegno per il desiderio che s’ha di vedere la vendetta sopra chi ci ha offesi, come si vede nella stanza, Lo sdegno Hecuba a pena, e ’l pianto tiene.

La trasformatione di Mennone figliuolo di Titone, e dell’Aurora, in uccello, perche essendo venuto d’Oriente con grosso numero de genti, in soccorso di Priamo fu amazzato da Achille, onde a