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Il popolo minor, ch’ama la pace,
     Teme, che non può haverne altro, che danno.
     Ma il forte Hettorre, et ogni suo seguace
     Di buon coraggio ad aspettargli stanno.
     Brama provar, come sia forte Aiace
     Co’l suo cugin, che si famosi vanno.
     Già brama Hettorre (e pargli ogn’ hora mille)
     Di far contrasto al gran valor d’Achille.

Quel, che ’l maggior castel guarda su l’onde,
     Già de l’armata Achea dà più d’un segno.
     Mostra varie bandiere, e varie fronde,
     E ’l numero distinto d’ogni legno.
     Già la tromba, e ’l tamburo il ciel confonde,
     E invita in Troia ogni guerrier più degno,
     Che comparisca à fare à Greci guerra,
     Mentre vorranno il piè posare in terra.

San bene il saggio Enea co’l forte Hettorre,
     Ch’essendo i legni un numero infinito,
     Al campo non potran vetar, ne torre,
     Che non guadagni in qualche parte il lito.
     Pur mentre il piede in terra vorran porre,
     E che sarà il lor campo disunito,
     Discorron, che si faccia in quel vantaggio
     Più, ch’à Greci si può, danno, et oltraggio.

Mentre i feri Troiani armati il petto
     Cercan fuor de la terra unirsi insieme,
     E metton tempo in mezzo per rispetto
     Di quelle compagnie, ch’anchor son sceme,
     Per dar la Greca armata al proprio obbietto,
     Libecchio con tal forza in aria freme,
     Che pria, che ’l forte Hettor co’ suoi sia in punto,
     È più d’un legno Greco al lito giunto.

Come il superbo Hettor sà, che le piante
     Han molti Greci poste in su l’arena,
     Con la cavalleria si spinge avante,
     E quanta in punto n’ha, tanta ne mena.
     Comanda anchor, ch’ogni ammassato fante
     Vada contra la gente di Micena,
     Per fare à lor nel dismontare inciampo
     Pria, che faccian più grosso in terra il campo.

Protesilao fu il primo à porre il piede
     Su’l lido, e fe verace il fatal carme,
     Ch’à Greci già questa risposta diede,
     Colui, che porrà prima il piede, e l’arme,
     Nel lito, c’hoggi il Re Troian possiede,
     Convien, che pria de l’alma si disarme.
     Protesilao non crede, e in terra scende,
     E sopra il forte suo cavallo ascende.

Un gran squadron di cavalieri, e fanti
     Pria, che giungesse Hettor, calcar la terra.
     Non vuole Hettor, che ’l campo Acheo si vanti
     D’havere havuto il lito senza guerra.
     Protesilao venir lo scorge avanti,
     E con soverchio ardir la lancia afferra;
     Contra l’altero Hettor si spinge armato,
     Per adempir la profetia del fato.

Pongon poi più vicin la lancia in resta
     Ambi con leggiadria, forza, e valore.
     Il colpo questi, e quei segna à la testa,
     Ma l’un la morte n’ ha, l’altro l’honore.
     Il capo perforato al Greco resta,
     E cade in terra, e batte il fianco, e more.
     Fa Hettor vedere à Greci con lor danno,
     Con che sorte di gente à pugnare hanno.

Ogni altro cavalier pugna, e contrasta,
     Ogni guerrier Troian trova il suo Greco.
     E tutto fa per che la spada, ò l’hasta
     Renda il nemico suo per sempre cieco.
     E mentre hor questi, hor quei vince, e sovrasta,
     Mandan mill’alme al tenebroso speco.
     Fere il campo Troian con più coraggio,
     Perc’ ha dal lato suo capo, e vantaggio.

Ma in molte parti già smontan su’l lido,
     Che non ponno i Troiani esser per tutto.
     Ode da lunge il forte Achille il grido
     Del popol, che fu in terra pria condutto.
     Armato, e cinto al fianco il ferro fido,
     Già posa il presto piè su’l lito asciutto,
     E per far paragon de le sue prove
     Verso il campo Troiano il campo move.