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La favola di Peleo, e di Theti, si può tenire per vera historia, perche havendo Peleo dimandata piu volte Theti per mogliera gli furono date tante repulse, quante trasformationi finge Ovidio, ch’ella facesse mentre che Peleo tentava di ritenerla, quando in Arbore, quando in Uccello, e quando in Tigre; ma al fine havendola dimandata di nuovo l’ottenne: dopo molti consigli del padre; e la ingravidò di Achille che fu poi fortissimo guerriero, si vede quivi quanto vagamente habbi l’Anguillara rapresentata la habitatione di Theti nella stanza, Sta su ’l mar nell’Emonia un sito adorno, e nella seguente, come ancora si vede la bellissima conversione a Peleo nel mezzo della stanza: Per torsi al fine all’importuno amante.
Ci rapresenta la favola di Chione; la superbia di quelle sciocche donne che dandose a credere che la loro bellezza sia perpetua, hanno ardire di agguagliarla alla divina; onde come prima incominciano a far figliuoli, sono per la loro superbia percosse dalla saetta di Diana, che figura la castità che rende morta la loro bellezza; perche si vede per viva isperienza che molto meglio conservano la loro bellezza quelle che vivono castamente, e sono lontane da gli abbracciamenti de gli huomini, come le Monache, che quelle che sempre sono accompagnate con l’huomo, e che fanno figliuoli. Rimase dunque la bellezza di Chione lasciva spenta al paragone di quella di Diana casta; ci rapresenta poi Dedalione cangiato in Sparevieri la rapacita di quelli che vogliono vivere della maniera dello Sparevieri, all’altrui spese, rubando tutto quello a che possono dare di mano, con grandissimo disturbo della vita civile, delle sante leggi, e de i buoni instituti. Leggesi quivi che tal’hora i doni larghissimi che vengono dal cielo, quando ci doverebbero giovare, ci fanno grandissimi danni co ’l farci salire ogn’hora in piu maggior superbia, nella stanza, Che giova haver dui Numi havuti amanti? e nella seguente come vi si legge ancora la bellissima comparatione della stanza, Si come il Bue tal’hor corre lontano.
Si comprende sotto li lupo mostruoso che divora e straccia l’armento di Peleo in vendetta della morte di Foco; che i delitti sono sempre accompagnati per vendetta di Dio, da molti danni miserie, & infelicità, come rapresenta bene l’Anguillara; il Villano che porta la nuova del Lupo a Peleo; nella stanza, Come il Rustico appar nel nobile tetto, e ’l modo del suo procedere nell’esporre la cagione della sua venuta di maniera che non si può pensare che potesse far altramente che come è rapresentato quivi.
La favola di Ceice e di Alcione ci da essempio che dobbiamo alle volte lasciarse persuadere alle persone che ci amano da dovero come amava Alcione Ceice intorno il fare o non fare quelle cose che ci s’apresentano sotto specie di bene, perche è molto meglio nelle deliberationi, esequir co ’l consiglio altrui men che bene, per modo di dire, che far bene per propria risolutione, compiacendose molto Iddio di veder l’huom pieghevole all’altr’huomo, per nodrire quell’amore, e charità ch’egli desidera nel generale de gl’huomini; come quella che è cosi fondata sopra l’humiltà, come ancora è fondata sopra la superbia quella risolutione che pigliamo da noi medesmi, parendoci di sapere, e prevedere tutte le cose, e si come l’esecutioni che si fanno co ’l consiglio de gli amici il piu delle volte hanno felice fine, cosi quelle che facciamo da noi stessi di rado, o non mai succedeno felicemente, come non successe la navigatione di Ceice, il quale volle imbarcarsi contra il conseglio de la sua amantissima mogliera, e rimase affogato da una mala fortuna di mare, manda Giunone ad avisar la moglie in sogno della morte del marito, per Morfeo ministro del sonno per farci vedere, che Iddio non lascia mai di darci alcuni indicij, e presagij de i tristi successi che ci avengono ancora prima che li sappiamo; si può quivi ancor pigliar essempio che quelle cose che amiamo smisurata-