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LIBRO SECONDO
Di lui, che ’l mondo alluma, informa, e veste,
È d’argento, d’avorio, e d’oro schietto,
Con gemme riccamente ivi conteste.
Ben’opra par di divino architetto,
E non terreno intaglio, ma celeste;
E che val (di tal pregio è quel lavoro)
Più l’artificio, che le gemme, e l’oro.
Il muro in quadro è di massiccio argento,
D’or le superbe statue uniche, e sole,
Che fanno insieme historia, et ornamento,
E mostran tutti gli effetti del Sole.
Avorio è ’l tetto, e marmo il pavimento
De la superba, incomparabil mole.
Quel poi, che sporge in fuori, e che traspare,
Son tutte gemme pretiose, e rare.
L’elevate colonne, e i capitelli
Sporgon con tutto il fregio intere in fuore,
Di rubin, di zaffir, d’altri gioielli
Diversi d’artificio, e di colore.
Ricchi carbonchi, trasparenti, e belli
Ornan tutta la parte inferiore.
Son le colonne del più basso loco
Carbonchi, che fiammeggian come foco.
Posano queste senza base in terra
Di sette teste e d’un lavoro egregio.
Di tre colonne un van tra lor si serra,
Esse stan sotto à i triglifi del fregio.
Piovon più sotto quei triglifi à terra
Sei rare goccie d’incredibil pregio.
Più sotto il capitel rendono adorno
Gli uovoli, che gli fan corona intorno.
Fra colonna, e colonna compartiti
Distinse i fori il nobile architetto.
I mesi intorno à quei stanno scolpiti,
Che monstran tutti il lor diverso effetto.
A i corpi mezzo fuor del muro usciti
Fan l’architrave, e la cornice un tetto.
Adornan le metope in più maniere
Astrolabij, quadranti, horloggi, e sfere,