Pagina:Ovidio - Le metamorfosi.djvu/391

midità, ne meno troppo asciuta per il soverchio ardore de i raggi del Sole, colta dunque a tempo, si trasforma in fiore, che non è altro che quella parte piu purgata, piu nobile, e piu atta a operare, e far’effetti miracolosi intorno la sanità, che è come un fiore, rapresenta quivi l’Anguillara molto vagamente il gioco della Racchetta in quella stanza, Un gioco da Racchetta havea Giacinto come medesimamente rappresenta ancora il giocare fra Apollo e Giacinto nelle seguenti, come si vede fare in molti luoghi e fra gli altri nel regno di Francia.

L’amore di Pigmalione, alla figura d’Avolio fatta dalle sue mani, ci da essempio che quelli che tenta fa riparo alle forze della natura, non volendo giamai gustar’ il dolcissimo, e soavissimo Amore posto regolatamente fra l’huomo, e la donna; essendo la volontà nostra naturalmente spinta per sempre ad amare, si danno ad amare alcune cose di poco frutto, solamente per proprio loro piacere, come pitture, sculture, medaglie a simil cose; e le amano cosi caldamente, che vengono le medesime cose, a satisfare al desiderio loro, come se rimanessero satisfati del desiderio del vero Amore, che deve esser fra l’huomo, e la donna; vogliono alcuni che questo amore di Pigmalione s’intenda, che essendo egli satio dell’Amore delle donne, si deliberò di non travagliarse piu con esse loro, ma prese per suo piacere una picciola fanciullina, per nodrirla fin’all’età matura, e crescendo la fanciulla in maravigliosa bellezza, se ne accese di maniera Pigmalione che non chiedeva altro a i Dei, se non che volessero presto condurla a quell’età che può sostenere gli abbracciamenti dell’huomo, per poter porre a fine il suo ardentissimo amore, e che questa fanciulla s’intenda per la figura d’Avolio fatta dalle sue mani havendole egli dato una bella, e nobile creanza, & havendola poi goduta n’hebbe un figliuolo che diede il nome all’isola di Papho, per havervi edificato un castello, e chiamatolo da’l suo nome.

La favola di Mirrha vogliono alcuni che la fusse ingeniosamente ritrovata perche Mirrha è un’arbore appresso i Sabei che s’infiamma per il molto vigore de i raggi del Sole; onde essendo il Sole padre di tutte le cose, però si dice che Mirrha amò il padre, come quello che infiammando quest’arbore, fa scoprire fuori della corteccia alcune aperture, dalle quali poi si coglie quel soave unguento della Mirrha, che significa Adonenon essendo interpretato Adone altro che soave. Si vede quivi in questa favola quanto si sia affaticato l’Anguillara per rappresentare vivamente tutti quei dubbij che potevano tenire sospeso, e irresoluto l’animo dell’inamorata Mirrha, con quelle dispute che poteva fare in cosi scelerato amore, la ragione, con l’infame sua passione, vedendosi tutti quei spirti, e quegli affetti, che si possono desiderare, in rappresentare questa favola, oltra le conversioni e le comparationi bellissime come quella della stanza, Qual se la quercia annosa altera e grossa. Una bellissima digressione è anchor quella che fa nella stanza Non le basta il secondo, e vi va tante, e nella seguente.

La favola di Adone ci fa vedere quanto sia pronta la bellezza figurata per Venere ad amare il soave piacere d’Amore, figurato per Adone poi che quella Venere non finta che regnò in Cipro, diede leggi, e persuase tutte le donne per goder’ interamente quel piacere, che procacciassero per qual si voglia modo, di essere abbracciate senza alcun freno di vergogna da gli huomini, non tenendo alcun conto di adulteri o stupri; oltra che introdusse fra i Soriani che fussero condotte le vergini a i lidi del mare, a fin che passando i legni de forestieri, overo facendo scala in quei lidi, levassero loro il fiore della virginità tanto stimato, dove si vive religiosamente; è ferito Adone dal Cinghiale, quando il piacere amoroso è sturbato da gli infelici e fieri successi, che avengono per caginoe della gelosia, overo di invidia nelle cose d’Amore; come quello che non vuole alcuna cosa dura, fiera, ne aspra, ma che ogni sua cosa sia sempre piena di dolcezza, sempre in gioia, e sempre in stato felice, da il sangue di Adone, che è il soave piacer’amoroso, pigliano colore le rose perche nella stagione di questo soavissimo fiore, pare che tutti i cuori si sentano infiammare dal desiderio di godere la bellezza la quale si va scoprendo in gran parte nelle Rose, poi che i Poeti non hanno trovato simiglianza piu propria alla bellezza delle donne, di quella della Rosa, simigliando el loro guancie alle rose, il colore delle quali è cosi grato all’occhio, come l’odore, all’odorato; si duole Venere per la morte di Adone quando la bellezza rimane priva del soavissimo piacere di Amore.

Descrive l’Anguillara con nuovo modo di dire molto vagamente che cosa sia Amore, e gli effetti suoi, in quella stanza, Amor’ altro non è che un bel desio, e nelle seguenti; con artifitiosissima digressione, nella quale si leggono alcune esclamationi molto proprie, come quella