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Ne sol godon due spiriti quel bene,
     Che da l’Amor reciproco deriva;
     Ma il mondo gode il frutto, che ne viene,
     Ch’altra simil beltà forma, et aviva.
     Dunque ami ogn’un lo Dio, che le mantiene,
     Che serba ogni beltà perpetuo viva.
     Poi che mentre in due cor regna una cura,
     Giovan con lor diletto à la natura.

Ma il ben, nel quale il mondo non ha parte,
     E che no’l può goder più d’una coppia,
     È ch’ogni core il suo valor comparte,
     Et ogn’un de’ lor due l’anima ha doppia.
     Che mentre l’alma mia da me si parte,
     L’anima tua dentro al tuo core addoppia,
     E ne moro io, ma tu ch’amarmi intendi,
     Dandomi l’alma tua, la mia mi rendi.

Che dapoi, che ’l mio cor l’alma ti diede,
     E c’hor ne l’alma tua del tutto è impressa,
     Se brami del mio Amore haver mercede,
     E vuoi dare al mio cor l’alma tua stessa:
     Dapoi che lo cor tuo due ne possiede,
     Mi rendi l’alma mia già unita in essa.
     Ne però resti tu de l’alma privo,
     Ch’ io con la mia la tua rendo, e t’avivo.

Ó veramente aventurata morte,
     Onde l’amante ottien doppia la vita.
     L’una quando l’amata apre le porte
     À l’alma, ch’à l’amante have rapita;
     Che vive fuor di se, con miglior sorte,
     Dapoi ch’ à l’alma desiata è unita:
     Poi da l’amata un’altra vita prende,
     Quando per l’alma sua due glie ne rende.

Ó gran lode d’Amor, poi che si giova,
     Ch’altrui raddoppia la virtù de l’alma:
     La qual mentre in due cor se stessa trova,
     Viene à regger di due la carnal salma.
     Quindi d’unire i corpi Amore approva,
     E dansi à l’altra gioia unica, et alma,
     E mentre ogn’un si gode il suo thesoro,
     Ornan con lor dolcezza il mondo, e loro.

Si che dolce Amor mio, poi che quel raggio,
     Che del superno lume in te riluce,
     L’alma ha tirata à se dal mio coraggio,
     Et in me morta, in te cerca la luce:
     Per gire al tuo cor pio fa, che ’l passaggio
     Non sia negato à lei da la tua luce,
     Che se sarà dal cor dolce raccolta,
     Io risusciterò la prima volta.

E non ti paia in questo acquistar poco,
     Se tu raddoppi à l’anima la forza.
     Poi per mostrarti grato à quel gran foco
     Di vero Amor, ch’ ad amar te mi sforza;
     Fa, che l’anima tua cangi il suo loco,
     E venga à regger la carnal mia scorza.
     Ch’ io con tranquillo stato almo, e giocondo,
     Il viver mio da te trarrò secondo.

Cosi vivremo un’anima in due petti,
     E premerà due cori una sol cura.
     Varrà ciascun di noi per due subbietti,
     E sarà doppio in semplice figura.
     Quindi verremo à gli ultimi diletti,
     Che fan ricco il thesor de la natura.
     E l’amoroso corporal duello
     Farà con piacer nostro il mondo bello.

E ben dei dare il cambio à l’amor mio,
     Se nel tuo core il mio spirto s’annida.
     Che se no’l fai, ti mostri innanzi à Dio
     Sacrileco, ladrone, et homicida.
     Che ben fa sacrilegio infame, e rio
     Chi l’alma offende sacra, eterna, e fida.
     Ben vero ladro, e micidial diviene,
     Chi toglie l’alma al corpo, à l’alma il bene.

Chi nega al prego altrui di farsi amante,
     Il mondo in quanto à se distrugge, e sface.
     Ma già non mostra il tuo gentil sembiante,
     D’esser ribello à l’amorosa pace:
     Ch’al lampeggiar de le tue luci sante
     M’accorgo, che la mia beltà ti piace.
     E preso sei da l’amoroso ardore
     De la Dea de le gratie, e de l’Amore.