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te nella vita vegetativa intero, perdendo l’huomo per il peccato quelle doti, che lo spingono a far’ operationi nobile, e degne veramente dell’huomo.

Iolao ringiovanito per opera di Hebe figliuola di Giunone, e Dea della Giovanezza, a preghi di Hercole, significa che quando il desiderio della gloria ci spinge a far cose honorate, e virtuose, lasciando le vecchie operationi poco lodevoli, ringiovanimmo nelle nuove lodevolissime; chiamasi Hebe Dea della giovanezza, e figliuola di Giunone, perche la Primavera figurata per Hebe rinova, e ringiovanisse tutte le cose, e figliuola di Giunone, come quella che con l’humidità sua conserva le cose rinovate dal vigore de i raggi del Sole; per questo hanno finto i Poeti, che la servisse alla mensa de i dei di dar’ a bere; e che rompesse poi i vasi cadendo, e mostrasse loro le parti nascoste e vergognose, nell’autunno quando gli arbori privi di foglie scoprono le parti loro piu secrete.

La misera Erifile che per una cathena d’oro, usa tradimento al marito, palesandolo a quelli che volevano condurlo alla impresa di Thebe; nella quale per revelatione dell’Oracolo haveva da rimaner morto; si comprende quanto Imperio habbi l’avaritia ne i cuori delle Donne, poiche non mirano come accecare dalla sua ingorda rabia; a far tradimento corrotte da duoni, ancora a propri mariti nella vita, oltra quello che fanno loro il piu delle volte nell’honore.

Cade quasi nel medesimo errore di Eriphile ancora Callirhoe, la quale desiderando di havere la medesima cathena che spinse Erifile a palesare come traditrice il proprio marito, mandò Alcmeone che l’haveva gia donata ad Alfesibea sua prima mogliera, a ripigliarla, e fu cagione della sua morte, dandoci essempio di fuggire, quanto più potemo l’avaritia delle Donne.

Descrive quivi molto artificiosamente l’Anguillara una fortuna di mare, con tutti quegli accidenti che sogliono avenire in simili casi, scorrendo la Galea di Mileto dove è spinta da i venti, e dall’onde.

Titone che dopò una lunghissima vecchiezza fu trasformato in una Cicalla, ci fa conoscere, che i vecchi, non potendo piu operare cosa alcuna; come indeboliti dalla vecchiaia; si danno a parlare continuamente delle cose fatte a tempi della loro giovanezza; overo de gli altrui fatti; e pigliano tanto piacere nel favellare che non s’ode gia mai altra cosa che le lingue loro fastidiose; la onde si può dire che sono molto propriamente assimigliati anzi trasformati in Cicalle, venendo essi il piu delle volte a noia altrui, come le Cicalle nel maggior’ ardore dell’Estate.

L’incestuoso, e infame amore di Bibli verso il fratello, ci fa vedere quanto sia fiera, e crudele la possanza dell’Amore lascivo, poi che non osservando legge alcuna di sangue ne di parentella, si trapone alle volte ancora fra fratelli, e sorelle, non che fra parenti di piu lontano grado; descrive felicemente l’Anguillara gli affetti dell’inamorata Bibli, come è accostumato di fare, adornandogli di bellissime sententie, come quella della stanza, La Donna che nell’odio, e nell’Amore. L’huom di natura piu constante avanza, di bellissime conversioni, come quelle della stanza, Voi cui la Cipria Dea non è nemica, e quella ancora: O dolce sogno etc. e quell’altra: O invidiosa al mio felice stato. Alba; di bellissime digressioni; come questa, Fu ’l mio beato sogno breve, e finto; nella quale si è affaticato, di fare, come ha fatto in moltissimi luoghi di queste sue trasformationi una virtuosa concorrenza all’Ariosto, nel lamento che fa Bradamante mentre godeva piu soavemente il suo Ruggiero dormendo in sogno che non faceva veggiando: e quivi spiega molto vagamente alcune belle, e artificiose contraposte tutte piene de spiriti. Si vede ancora con quanta vaghezza habbia descritto il modo di porse a scrivere lettere, in quella stanza dove Bibli risoluta di scoprire il suo Amore per mezzo di una sua lettera a Cauno; si pone a vedere, come la descrive il Poeta nella stanza, Dove ha da scriver comoda s’asside, come descrive ancora il modo di componere nelle due seguenti.

E Bibli al fine vedendosi spregiata da Cauno trasformata in una fonte; per darci essempio che dopo che si vediamo gionti a penitenza di qualche nostro gravissimo errore dobbiamo trasformarse in un fonte, che non è altro che risolverse in lagrime per segno che siamo veramente, e non fintamente pentiti.

Cauno che fugge la dishonesta sorella ci depinge la virtu che fugge il vicio.

La povertà spinge Litto a comandar’ a Telethusa sua mogliera, tutto che fusse huomo prima di buona vita, di perfetta mente, e di santi costumi, che nel parto suo havendo una figliuola