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Quei giovani, che fur dati d’accordo
     Al Re Ditteo da l’Attico consiglio,
     Trovaro à preghi lor nemico, e sordo
     Il Re disposto à vendicare il figlio.
     Anzi tutti ove stava il mostro ingordo
     Eran donati à l’ultimo periglio.
     Al Minotauro il Re spietato, e fello
     Commise la vendetta del fratello.

Si traggono in Athene à sorte ogni anno
     Quei, che mandar si denno al Re Ditteo,
     Tutti in un vaso i nomi Attici stanno,
     E sonvi scritti i figli anchor d’Egeo.
     Pagati dui tributi al terzo danno
     Si manda con sei giovani Teseo.
     Fu ne la terza lor miseria à caso
     Teseo con altri sei tratto del vaso.

Egli con gli altri Greci s’appresenta
     (Secondo era il costume) al Re di Creta:
     E ben ch’esser Teseo conosca, e senta,
     Non però il crudo Re si move à pieta.
     Ne la prigion, che tanta gente ha spenta,
     Che la via del ritorno asconde, e vieta,
     Comanda il Re, ch’ogni giorno si serri
     Un Greco, fin che ’l mostro ognuno atterri.

Ma ben secondo ei s’era convenuto
     Quando già s’accordò co’l Re d’Athene,
     S’à sorte alcun di lor senz’altro aiuto
     Contra il biforme bue la palma ottiene,
     Farà libera Athene dal tributo,
     E torneranno à le lor patrie arene.
     Si che se da quel risco aman salvarsi,
     Di senno, e di valor cerchin d’armarsi.

Mentre ch’innanzi al Re l’illustre Greco
     Mosse la lingua sua con gran coraggio,
     E ch’egli, e gli altri sei, ch’ivi havea seco,
     Venian per non mancar del loro homaggio,
     E che fur condannati al carcer cieco,
     Venne à incontrar Teseo raggio con raggio
     Con due, ch’appresso al Re sedean donzelle,
     Fanciulle regie à maraviglia belle.

L’una Arianna, e l’altra Fedra è detta,
     Ma Fedra è più fanciulla, e meno intende.
     Scocca Amor ne la prima una saetta,
     E di Teseo di subito l’accende.
     Il Greco, se ben Fedra più l’alletta,
     Da saggio ad Arianna il guardo rende,
     Ch’è bellissima anch’ella, e v’hà più fede
     Per l’amor, che già in lei conosce, e vede.

La beltà di Teseo, l’ardire, e ’l senno,
     La lingua ornata, e suoi regij costumi,
     Con mille rare gratie, ch’à lui denno
     Quei, che più son nel ciel, benigni lumi,
     Talmente arder di lui la figlia fenno,
     Che non potea da lui togliere i lumi,
     Di modo, ch’in amar vinse d’assai
     Ogni altra, che d’amore arse giamai.

Subito, che Teseo dal Re si parte
     Discorrendo fra se la dubbia sorte,
     E si và imaginando il modo, e l’arte,
     Che ’l può involare à la propinqua morte;
     Compar la regia vergine, e in disparte
     Gli dice, se vuol farla sua consorte,
     Da scampar gli darà la via sicura
     Dal bue biforme, e da le false mura.

Teseo promette, e prende il giuramento,
     S’ella il può torre al doppio empio periglio
     Di farla sposa, e dar le vele al vento,
     E condurla in Achea su’l suo naviglio.
     È ver, ch’ei molto havria più il cor contento
     Quando potesse Hippolito suo figlio
     Leggiadro sopra ogn’ altro, e valoroso
     Legar con la sorella, e farlo sposo.

La poco accorta vergine à Teseo
     Giura di pregar lei con ogni affetto,
     Per disporla à passar nel lito Acheo,
     E darla sposa al figlio, ch’egli ha detto.
     Poi ch’Arianna del figliuol d’Egeo
     Si tenne assicurata aperse il petto,
     E ’l modo gli mostrò di salvar l’alma,
     E d’uscir di quel carcer con la palma.