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Mostra la punta de la spada, e ’l volto
     L’uno, e l’altro rivale audace, e forte,
     E cerca via, che sia il nemico colto
     In parte tal, che lui conduca à morte.
     Ma il braccio hanno ambedue si fermo, e sciolto,
     E voglia tal di vincer la consorte,
     Ch’ogni lor colpo ingiurioso, e crudo
     Hor la spada ripara, et hor lo scudo.

Mostrano i due Signor nel mezzo il viso,
     E questi, e quei ne l’uno, e l’altro corno.
     Se ben quei, che fur colti à l’improviso,
     Non han tante haste, e tanto ferro intorno,
     Ma sanno star talmente in sù l’aviso,
     Che da gli altri non han danno, ne scorno,
     Pur qualche targa, e qualche spiedo v’hanno,
     Che ritrovar dove hor le Donne stanno.

Il Greco, e ’l Moro cerca ogni vantaggio,
     Onde il nemico suo di vita spoglie,
     E fere questi, e quei con gran coraggio,
     Ne men l’honor combatte, che la moglie.
     È ver, che ’l Moro hà già disavantaggio,
     Ne la persona no, ma ne le spoglie,
     Che la spada celeste è di tal prova,
     Che manda tutto in pezzi ciò, che trova.

Hor ecco quei, che son dal destro lato
     Di Perseo tutti in fuga, e molti morti,
     Che i Cefeni han molt’haste, e ogn’uno è armato,
     Non, che de gli altri sian più fieri, e accorti.
     Perseo, che l’alma, e la sposa, e lo stato
     Perde, se gli aversarij son più forti,
     I suoi soccorre, e Libi al collo arriva,
     E del suo caro peso il busto priva.

Sdegnato contra lui con una scure
     Per vendicar l’amico Erito venne,
     Ma le tempre del ciel fendenti, e dure
     Li fan cader la mano, e la bipenne.
     À Forba rende poi le luci oscure,
     Che la celata il colpo non sostenne.
     Il colpo, ch’ à la sua terrestre salma
     Tolse con un fendente il giorno, e l’alma.

Mill’arme, e cavalier à un tratto à fronte
     Gli sono, et ei più invitto ogni hor contende,
     Ne men che invitto il core, hà le man pronte,
     E ribatte, e percuote, e fora, e fende,
     E fà di sangue un mar, di morti un monte.
     Bellona è seco, e ’l cor più ogni hor gli accende.
     Visto quei, che fuggir si gran valore,
     Ripigliaro in un punto, e l’alme, e ’l core.

Fra i morti in terra eran molt’haste sparte,
     Onde quei, che fuggir, meglio s’armaro,
     E si strinser di novo al fiero Marte,
     E co’l Greco Signor s’accompagnaro,
     E si pronti investir, che in quella parte
     Gli aversi cavalier si ritiraro,
     E ben di lor si vendicar, ma in tanto
     I Persi rotti fur da l’altro canto.

L’ ira, e ’l valor di Fineo, il core, e ’l senno,
     Il vantaggio de l’arme, e de guerrieri
     La rotta à i Persi in quella parte denno,
     Se ben furo un gran tempo arditi, e fieri.
     Un, ch’era appresso à Perseo, gli fe cenno,
     E fe, che vide i morti cavalieri.
     Non sà l’ardito Greco ove s’ investa,
     Se salva quella parte, perde questa.

Come Tigre crudel, ch’arrota i denti,
     Da fame stimulata, anzi da rabbia,
     Se muggir sente due diversi armenti,
     In due diverse valli, più s’arrabia,
     Gli orecchi hà in questa parte, e in quella intenti,
     E non sa dove prima à investir s’habbia,
     Al fin dove è più cibo, e più muggito,
     Corre à sfogar l’ingordo suo appetito.

Tal’ ei, che di ferire ardea di voglia
     Varij nemici in varij luochi sparsi,
     Mentre à questi, et à quei l’ardor l’ invoglia,
     Riguarda questi, e quei, ne sà, che farsi.
     S’ investe questi pria, di quei si spoglia,
     Corre alfin dove i cibi son men scarsi,
     E procaccia esca al ferro ingordo, e fido,
     Dov’è maggior romore, e maggior grido.