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90 parte prima

fare del male ai Cristiani, che anche senza le leggi sanno restituire pan per focaccia, e molte volte esercitare anche arbitrii. Tra loro, poi, padronissimi di farsene di tutte, che nessuno se n’occupa.

L’Indiano nomade non si sente attratto alla nostra società. E come potrebbe esserlo? se il cambio non sarebbe che a tutto suo scapito?

Indipendente, se soffre qualche strettezza in alcune stagioni, ha però di che rifarsi in altre, ed ha la libertà: è cittadino sovrano nella sua tribù ed eguale a chiunque altro, anche nei mezzi: non tollera soprusi ed ha libera la vendetta: se è tra Cristiani, è rispettato finchè indipendente.

Ma che ne sarebbe di lui se divenisse cittadino? Sarebbe un paria della società adottata; schiavo di fatto se non di diritto del padrone, che con farlo indebitare diventa signore della sua libertà e per fino del suo guadagno, perchè il peone (giornaliere) debitore non può uscire da un servizio se non ha scontato personalmente il suo debito, e non può pretendere aumento di salario finchè non è libero di sè. Uscito dalle granfie del padrone, casca sotto facilmente, o per qualche mancanza, o per bisogno, o per riflessione, o per disposizione pubblica, nelle file dell’esercito o della guardia nazionale, sotto una disciplina di ferro, senza paga per anni, sottoposto alla degradazione del flagello, incerto omai di quando potrà più uscirne. Cittadino, sarebbe oggetto dello sprezzo della stirpe bianca, che non lo considererebbe che come un istrumento elettorale nei dì della prova, e poi come un essere inferiore per natura. No, no! l’Indiano fa bene a vivere nomade, selvaggio, fuori del grembo della nostra santa religione, ma indipendente, o morire. Guai a lui se cambia di vita!