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60 parte prima

il confine del territorio minacciato dai Toba, ed ivi raccomandati al cacicche Pailó suo amico, che doveva dar loro guide fino alla frontiera; dopo tre giorni la spedizione potè partire.

Fra cotesti Mattacchi va famoso il cacicche che noi chiamiamo Mulatto. Nell’ultima guerra si diceva di lui che da solo aveva sostenuto un combattimento contro tre nemici e li aveva vinti. Poco avanti, essendo pel bosco s’era trovato testa a testa con un tigre; egli era giunto a schivare il suo assalto e afferrarne le due zampe davanti, sostenendosi così sulla difesa, finchè la moglie di lui sopraggiunta assestò per di dietro un colpo di mazza sulla fiera, che cadde tramortita al suolo.

Di queste tigri ve ne sono molte per là e feroci. Presso la laguna dove cacciammo, una tigre poco avanti si era slanciata sopra un povero Indiano muto, mentre questi stava chinato a raccorre legna, e dopo averlo orribilmente malconcio lo avrebbe finito, se i compagni sopraggiunti al rumore non avessero messo in fuga la fiera.

Le tigri sono nel Ciacco uno dei più seri pericoli degli Indiani e dei Cristiani: pei primi più ancora, per mancanza o scarsezza di armi da fuoco. Nelle estancias sono un flagello del bestiame; nel Ciacco cristiano sono molti i cacciatori di tigri, che allevano cani a proposito.

Nella caccia del tigre, si usa, una volta scovato, perseguitarlo a cavallo e coi cani, finchè la fiera, o si arresta facendo testa a piè d’un albero o dentro un folto cespuglio, o si arrampica sopra una pianta. La carabina prima, ma più spesso la lancia e il pugnale finiscono il combattimento.

Il tigre, accorto, aspetta lo sparo della bocca da fuoco, e se non cade morto, allora si slancia contro il nemico e guai! Durante la mia permanenza qua, due famosi tigreri sono stati morti, maciulla ta la testa dalle zanne della belva inferocita. Tal fiata salta sulla groppa del cavallo: un pugnale affilato e un sangue freddo estremo, uniti a forza erculea, possono