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50 parte prima

chió, tzó e ció. Per esempio: gamma si dice tzonác, chionác e cionác indistintamente.

Ho detto i Mattacchi gelosissimi della lor lingua, o guardate. In quasi tutti gli idiomi indiani sono stati accettati gli animali nuovi introdotti dagli Spagnuoli, con i nomi castigliani pronunziati secondo l’attitudine delle gole e la indole del linguaggio degli Indiani.

I Mattacchi invece hanno cercato se tra gli animali indigeni vi fossero dei simili, e lo stesso si dica degli altri oggetti, e se ve ne erano, hanno applicato ai nuovi i loro nomi con una particella modificativa, d’uso anche essa della lingua. Ed hanno avuto tatto in cotesta applicazione: così la pecora l’hanno chiamata tzonatác, tzonác, volendo dire gamma; il bove chiúuassetác, chiúuassét, volendo dire cervo; il cavallo jélalác, jelác, volendo dire tapiro o anta. A proposito di quest’ultima parola, per esempio, voi saprete che migliaia d’anni fa i Greci, volendo appellare un pachiderma simile al tapiro, lo chiamarono cavallo di fiume cioè, ippopotamo, da ippos cavallo e potamos fiume. O vedete dunque come i tanto disprezzati Pelli-rosse hanno saputo combinarsi in un medesimo giudizio collo splendido Genio Greco! Mi piace farvi osservare che il tac, il cui valore modificativo ve lo darò più in qua, starebbe meglio scritto con la jóta castigliana o con la ch tedesca: e così faremo, e la noteremo quando dirò qualche cosa di questa lingua. Per mio amor proprio vo’ dirvi che mi è costato assai scoprire pel primo la relazione tra le nuove e le vecchie parole, e che quando ne trovavo una, provavo nell’animo una vera compiacenza; e così per le differenze di pronunzia.