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118 parte prima

     Se pria l’ossa non han seggio e coverchio,
     Erran cent’anni vagolando intorno
     A questi liti, e ’l desiato stagno
     Visitando sovente, infin ch’al passo
     Non sono ammessi.

E mi rammentai della venerazione che presso tutti i popoli si consacra alle tombe e della intolleranza che ne è conseguita presso alcune religioni barocche e crudeli.

Queste credenze sono la base delle cerimonie per guarire i malati e per dare sepoltura ai cadaveri.

Prima però di descriverle, devo far cenno anche di una specie di culto per alcuni astri, proprio specialmente delle donne: questi astri sono la luna e la stella della mattina.

Al sorgere della luna, le donne escono dai loro toldi e presesi per le mani formano un cerchio e si danno a girare intorno rapidamente, saltando e gridando in onore dell’astro d’argento.

Lo stesso fanno all’affacciarsi della stella, alla balza orientale, invocandola benigna alla raccolta dell’algarroba e delle altre frutte del campo.

Anche a mezzanotte sogliono sottrarsi al dolce riposo, e uomini e donne uniti saltare e gridare in cerchio a propiziarsi il cielo.

Negli ecclissi di sole o di luna, si riuniscono parimente a implorare la cessazione dell’inesplicato fenomeno, ma lì è un ahót che temono e che scongiurano.

Questi sono gli unici atti di adorazione che io sappia, i quali dinotano l’avviamento di questi selvaggi al sabeismo o religione degli astri: fa specie però che l’astro maggiore non figuri tra gli oggetti della loro adorazione o dei loro scongiuri. Solamente, mi affermava l’interprete Faustino, si uniscono a scongiurare la sua riapparizione quando resti tappato da nubi per molto tempo (cosa rarissima in quei paesi) o si stia armando la tormenta; ma anche allora scongiurano piuttosto l’ahót, che sottrae l’astro benefico ai loro sguardi e ai loro corpi ignudi.