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atto quinto. - sc.i. 373

Che teco or or giocava? È conoscenza
Ben recente la tua. La diva è forse
Che n’ha divisi ed or congiunti?

                      ferdinando.
                                               Umana,
Padre, ell’è come noi; ma per decreto
D’immortal Provvidenza a me concessa.
Quand’io l’ho fidanzata ah! non potea
Chiedere il tuo consenso: orbo di padre
Mi stimai. Figlia ell’è di quell’illustre
Principe di Milano, ond’io gran cose
Seppi, ma di sembianza erami ignoto.
Una vita seconda ebbi da lui,
E da questa donzella un altro padre.

                       alonso.
E padre io pure le sarò. Ma novo
Ben parer vi dovrà che ad una figlia
Chiegga il padre perdon.

                       prospero.
                                      Non più, Signore!
Con passate amarezze il nostro riso
Non attristiam.

                       gonzalo.
                      Mi chiusi il pianto in core,
Per questo io non parlai. ― Potenze eterne,
Che per oscura via qui ne traeste,
Deh lo sguardo inchinate a quest’eletta
Coppia, ed un serto benedetto in cielo