Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/370

356 la tempesta.

                       calibano.
               La grazia tua, mio buon Signore,
Rendimi, ed abbi pazïenza. Il ricco
Bottino ch’io porrò nelle tue mani
Obbliar ti farà quella infelice
Ventura. Parla a bassa voce! Un suono
Non odo io qui; silenzïoso è tutto
Come a notte profonda.

                       trinculo.
                                E giù nel fosso
Perdere i fiaschi!

                       stefano.
                         Disonor, vergogna,
Mostro, non pur, ma grave enorme danno.

                       trinculo.
Duro questo m’è più che del vedermi
Reso in frádicio cencio; e con ciò tutto
Quel tuo Coboldo non offende.

                       stefano.
                                           Il fiasco
Vo’ ripescar, dovessi entrar nel fango
Sino agli orecchi.

                       calibano.
                            Oh smetti il tuo corruccio,
Mio re! Vedi tu qui? La bocca è questa
Dell’antro. Entravi chiotto, e compi in fretta
La santa uccision che dar ti debbe
Quest’isola per sempre e Calibano,
Tuo servo, a leccapiè.