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348 la tempesta.

Tratta dalle colombe; e se ne giva
Verso Pafo. Speraro aver trasfusa
(Speranza illusa!)
Nella coppia gentile una lasciva
Febbre, per vïolar quel sacro giuro
Di non compir de’ riti
Nuzïali verun, pria che la face
Non accenda Imeneo. Ben rinnovati
La druda audace
Di Marte ha gli scaltriti
Tranelli suoi; ma furo
Tutti sprecati.
L’arco l’incorreggibile fanciullo
Spezzò, giurando che ferir di strale
Cor più non vuole, e sol, per suo trastullo,
Far ne divisa i passeri segnale,
Nè più d’un bamboletto
Mostrarsi in avvenir.

                        cerere.
                              La mäestosa
Giunon, l’altra sposa
Di Giove ecco s’avanza; al grave aspetto
La riconosco.

                   Entra GIUNONE

                        O cara
Sorella! Ai fidanzati
Benedici con me, con me prepara