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atto secondo. - sc.ii. 309

Il tuo caro Trinculo, e non ti prenda
Timor di me.

                       stefano.
                    Trinculo? Or ben disbuca,
E si vedrà. Mi appicco alle due gambe
Più corte e tiro fuor... Se di Trinculo
Gambe v’han qui, son queste. Affè, Trinculo
Sei tu! Perchè ti fai di questa sozza
Bestia il guanciale? Generar Trinculi
Forse potria?

                       trinculo.
                    Dal fulmine percossa
La credetti... E com’è che tu se’ vivo,
Stefano? Che annegato il mar non t’abbia
Or principio a sperar. ― Dimmi, il mal tempo
Se ne andò? Per timore della tempesta
Testè m’accovacciai sotto il giubbone
Di questo morto animalaccio... dunque
Vivi, Stefano? vivi? Ecco salvati
Son due Napoletani.

                       stefano.
                              Oh tu mi giri
Come un palèo. Deh smetti! Ancor dal mare
Lo stomaco ho sconvolto.

                       calibano.
                                   Hanno le forme
Belle costor, se spiriti non sono.
L’uno è certo un buon dio; la sua celeste
Bevanda egli mi dette.... A’ pie’ gli cado.