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atto secondo. - sc.i. 297

                       antonio.
                           O quanta, o quanta speme,
Principe, tu non chiudi in questi detti:
«Speme alcuna non ho!» Se più non hai
Da tal lato a sperar, dall’altro ascende
La tua speme così, che più sublime
Non può la stessa ambizïon levarsi,
E che sia verità ciò che le appare
Dee perplessa temer. Se’ tu sicuro
Che Fernando affogò?

                      sebastiano.
                                  Sicuro.

                       antonio.
                                          Or dimmi:
Morto lui, qual erede alla corona
Di Napoli è più presso?

                      sebastiano.
                                    È Claribella.

                       antonio
La reïna di Tunisi: colei
Che per dieci e più leghe è separata
Dal consorzio dell’uomo; a cui non giugne
Da Napoli novella (ove procaccia
Non abbia il sol, però che tardo troppo
Saria l’uom della luna), anzi che cresca
Sul mento al nëonato un lungo pelo.
E nota che spiccandoci da lei
Tutti il mar c’ingojò; sebbene alcuni
Rigettati ne fur perchè d’un dramma
Si facciano istrioni, il cui preludio