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258 la tempesta.

                        ariele.
                                   Oh si! vicino assai,
Maestro.

                       prospero.
                      E salvi or son?

                        ariele.
                                        Non s’è perduto
Di loro un sol capello. I panni istessi
Che li tennero a galla, asciutti e freschi
Son più di pria. Per l’isola li spersi,
Come imponesti, in capannelli. A terra
Scompagnato non trassi altri che il figlio
Del re. Siede or solingo in un deserto
Angolo, ed empie, colle braccia in croce,
L’aria de’ suoi sospiri.

                       prospero.
                                        E che facesti
Del vascello real, de’ marinai?
Degli altri legni?

                        ariele.
                                In porto a salvamento
Sta la nave real. La riparai
Dentro al seno tranquillo, ov’io già mossi
Allorchè, da te sveglio a mezzo il corso
Della notte, calai sul procelloso
Scoglio di Beremùde, e la rugiada
Vi raccolsi per te. Naviglio e ciurma
Stanno in quel seno, ed un incanto, aggiunto
Ai durati travagli, ha tutti immersi
In un sonno profondo, ed a rifascio