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atto primo. - sc.ii. 253

Notturno, han me ghermito e te bambina
Tutta in lacrime

                       miranda.
                                   Dio! Giacchè ricordo
Non ho più di quel pianto, or vo’ di nuovo
Piangere, o padre. Un arcano presagio
Le lacrime mi spreme.

                       prospero.
                                         Ancor per poco
M’odi attenta, o Miranda, e la mia voce
A ciò ti condurrà che t’è mestiero
Saver, però che vano il mio racconto
Altrimenti sarìa

                       miranda.
                                       Perchè la vita
Non ne han tolta coloro?

                       prospero.
                                         Un’assennata
Dimanda, a cui rispondo. All’opra iniqua
Dare un tal fine non osàr, chè troppo
Il popolo mi amava, e d’una bella
Vernice coloriro il lor disegno.
Come n’ebber gittati in uno schifo,
N’han fatti tragittar due buone leghe
Di mare, ove una logora caracca
N’attendea, che di gomene, di vele
E d’alberi era priva. I topi istessi
Ne avea cacciati la paura. In quella
Ci posero a ferir di grida il mare,
Che mugghiando parea ne rispondesse,