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APPUNTI DI RELATIVITÀ 25

Un raggio di luce si divide in due fasci che percorrono tratti perpendicolari della stessa lunghezza, quindi ricombinandosi formano una figura di interferenza costituita da frange chiare e scure.

A causa del vento di etere la velocità della luce doveva essere differente nei due tratti perpendicolari. Ruotando lo strumento cambiava la componente del moto della Terra, quindi si doveva osservare uno spostamento delle frange di interferenza. Michelson fece una lunga serie di misure molto accurate, per cui ebbe molti riconoscimenti, ed anche il primo premio Nobel assegnato ad un americano. Tuttavia nonostante l’altissima precisione e la grande affidabilità degli apparati, il risultato di osservazioni estremamente accurate fu sempre negativo, gli strumenti non rivelarono mai nessun indizio dell’etere. Poiché il vento di etere non si trovava, si doveva prendere atto che l’etere non esisteva. Nonostante fosse un validissimo sperimentatore, Michelson ritenne sempre che questo risultato fosse un insuccesso da attribuire ad insufficienza degli strumenti, mentre in realtà era esattamente l’opposto. Dimostrare che una teoria è sbagliata vale almeno quanto provare che è giusta. La verifica sperimentale dimostrava che l’ipotesi teorica era sbagliata, ma accettare l’evidenza implicava una profonda revisione di concetti fondamentali.

Per arrivare a questo passarono ancora più di venti anni, fino a quando nel 1905 Albert Einstein, impiegato di terza classe dell’Ufficio Brevetti di Berna, pubblicò la sua rivoluzionaria Teoria della Relatività.

LE TRASFORMAZIONI DI LORENTZ


I risultati sperimentali erano inconfutabili, i previsti effetti dell’etere erano del tutto assenti. FitzGerald e Lorentz, in modo indipendente, formularono l’ipotesi euristica che gli oggetti in moto rispetto all’etere subissero una contrazione che compensava esattamente l’effetto aspettato. Questo implica leggi di trasformazione differenti da quelle di Galileo, citate da Poincaré come trasformazioni di Lorentz, sebbene Larmor le avesse già scritte nel 1897, [J. J. Larmor, Aether and Matter (Cambridge 1900) pp.167-77].