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lità nell’adempire gli assunti impegni, non sono più una garanzia di felice successo. Il favore del sovrano tien luogo di qualsiasi dote, e senza di quello nulla si ottiene. Quando viene repentinamente a cessare la onnipotenza di tal favore, o quando una costituzione vieta ad esso d’intervenire negli affari dei cittadini, a chi si rivolge per ottenere una direzione o un appoggio il popolo educato da più secoli a non fare assegnamento che sulla protezione del padrone?

Così avviene di noi. — Dal 59 in poi si sono tentate molte cose; ma si sono tentate come se il felice o l’infelice successo di esse fossero accidenti di nessun conto, indipendenti dal modo con cui si dirigono e si conducono gli affari. Si suol dire che gli speculatori italiani si affidano nella stella d’Italia; ma il fatto è questo, che la immensa maggioranza dei nostri speculatori non ha mai studiato le condizioni in cui deve esser posta una speculazione perchè se ne possa sperare un favorevole risultato. V’ha di peggio. Benchè nulla attendano dal sovrano favore, gli speculatori che soggiacciono a qualche sventura, ne incolpano nel segreto de’ loro cuori la poca benevolenza del governo, il ministro non ha mai veduto di buon occhio questa infelice impresa, dicono a chi li interroga sulla loro sventura; non so che cosa il segretario generale abbia contro di me, ma egli non mi ha mai dimostrato nè interessamento, nè simpatia; e se la mia impresa andò fallita, ciò accadde perchè il governo nulla fece per salvarmi, mentre egli poteva facilissimamente impedire la mia caduta. E mentre lo speculatore fallito parla con tale apparente moderazione, esso accusa sovente in suo cuore il governo di mala fede, di animo vendicativo, di venalità, di corruzione, ecc., ecc.; perpetuandosi in tal modo fra i cittadini e i membri del governo quella diffidenza e quel malumore, che sono di sì grande impedimento al regolare sviluppo della nostra prosperità.

Lo speculatore non si inganna però sempre, quando dice che il governo avrebbe potuto salvarlo se lo avesse voluto. Ma il governo avrebbe allora oltrepassato i limiti della sfera di azione a lui prescritta. Il governo di un paese libero non deve intervenire nelle faccende dei privati, se non per far eseguire le leggi che possono riferirsi ad essi. Un governo costituzionale non deve assumere il carattere paterno: il governo è il delegato della nazione, non ne è il tutore, e molto meno il padrone. Questo è quello che non sappiamo ancora intendere.