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che il giovanetto, licenziato dalla scuola perchè ha raggiunto il duodecimo anno di sua vita, e rimandato alle fatiche ed alle sofferenze domestiche col solo vantaggio di poter leggere, scarabocchiare il proprio nome, ed eseguire le due prime operazioni dell’aritmetica; non si può sperare, dico, ch’esso impieghi utilmente il suo magro corredo di cognizioni per acquistarne altre indispensabili ad un popolo che vuol essere libero. Ciò che deve invece accadere, e che accade diffatto, si è che il giovinetto stesso che sapeva leggere a dodici anni più non lo sappia passati i venti.

Della Toscana, e delle provincie che componevano prima del 59 e del 60 gli stati romani, non posso parlare in modo assai diverso da quello con cui ho parlato sin qui delle altre parti d’Italia. Il toscano ad altro non aspira che ad un dolce ed innocente riposo. Si accontenta di una mediocre agiatezza; si accontenta ben anco del puro necessario, purchè gli si conceda di goderne pacificamente e senza sforzi nè fatiche. Così ci figuriamo ad un dipresso la vita dei pastori arcadici; ma nulla v’ha al mondo di meno arcadico dell’attuale società. Già lo dissi più sopra: chi non lavora, chi non tende ad uno scopo che non può raggiungere senza sudori, chi si compiace nell’ozio, e soltanto nell’ozio, non trova spazio ove adagiarsi nel trambusto del perpetuo progresso, e viene schiacciato sotto il pesante carro di Zaggernaught delle scienze, dell’industria, del commercio, della civiltà e della ricchezza.

La Toscana è un piccolo e povero paese, abitato da un popolo gentile ed intelligente, ma pigro, inerte, che non mosse mai passo sulla via che percorrono oggidì le nazioni libere e civili. — Tutto rimanevagli a fare quando fu annessa all’Italia, che si veniva allora costituendo. Sono ora due anni, se non più, che una combinazione per essa fortunata trasportò sul suo territorio la sede del governo italiano. Firenze fu prescelta per succedere a Torino; e siccome Torino erasi amaramente risentita di ciò ch’essa considerava come una sciagura, era naturale che Firenze se ne rallegrasse come di un acquisto. Ma Firenze prese la cosa in tutt’altro modo. — Che la sua popolazione si raddoppiasse numericamente in pochi giorni, che molti nuovi edifizi s’innalzassero nelle sue mura, che il denaro circolasse in quantità e con rapidità assai maggiore che per lo passato, che nessun forastiere distinto e ricco che visitasse l’Italia potesse d’ora in poi trascurare di