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vano dunque esaurirsi in un dato tempo; ma varie circostanze concorsero ad abbreviare quel tempo e ad affrettare il compimento della inevitabile rovina. — La rendita che rimaneva agli italiani traevasi, come ho già detto, dall’agricoltura; ed era prodotta in gran parte dai bachi da seta e dalle viti. Ognuno conosce la dolorosa storia di questi due prodotti agricoli, durante gli ultimi dodici anni. — Un morbo speciale e misterioso in quanto alla sua origine piombava sui bachi e sulle viti, nè ha per anco ceduto ad alcuno dei rimedi tentati. E non si vede nè come nè quando nell’avvenire l’industria sericola riprenderà il suo corso, e ridonerà qualche valore al suolo, da cui si traeva. — Parecchi possidenti, che godevano di un’annua rendita di circa cento mila franchi, cavati dalla coltura dei bachi, si sono trovati subitamente ridotti ad una pressochè assoluta povertà. — I bachi prosperavano e sembravano promettere un abbondante raccolto, quando tutto ad un tratto, mentre stavano avviandosi al bosco, o disponendosi a formare la loro buccia, cadevano morti, quasi colpiti da morbo pestilenziale. Da dodici anni queste scene si ripetono ogni primavera, ad onta dei lunghi e pericolosi viaggi intrapresi da giovani avventurosi nelle più remote e barbare contrade dell’estremo oriente, per procurare agli allevatori di bachi da seta, una semente più sana, e non ancora tocca dal morbo europeo. — Nulla valgono questi generosi tentativi; chè dopo due o tre anni di mediocre raccolto, e di cure indefesse, la semente straniera risente l’azione della morbosa influenza, ed i bachi che ne nascono muoiono, come morivano dapprima gl’indigeni. — Si sono fatti studi variati ed estesi per conoscere la cagione del male, e per trovarvi un rimedio; ma dopo tanti anni, ancora non si giunse a stabilire con certezza se il germe infetto sia quello del baco, ovvero quello del gelso.
La crittogama della vite non è così misteriosa come la malattia dei bachi; ma è tenace non meno di quella, e la distruzione di quei due prodotti della nostra industria agricola sembra farsi di giorno in giorno più probabile. E quei due generi erano veramente e considerevolmente i due più ricchi prodotti della nostra agricoltura; quelli che le davano una certa importanza come sorgente della pubblica ricchezza, ed una certa superiorità sull’agricoltura delle altre contrade d’Europa. — A noi lombardi rimangono i terreni inaffiati o