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liani sono per natura poco inclinati al lavoro, e la fredda e pacata resistenza ad una mascherata persecuzione li stanca. — Essi resistono a qualsiasi costo quando l’ira li sprona; e in tal caso sdegnano i consigli della prudenza, si slanciano ad aperto combattimento, e spesse volte sono vinti dall’avveduto nemico che si era da lungo tempo preparato alla lotta. — Ma la costante e misurata resistenza ad una coperta persecuzione, il combattere nascostamente, nelle tenebre, e lungi da ogni spettatore, lascia l’italiano freddo, e gli toglie coll’ardore della pugna in campo aperto la forza materiale e l’energia morale. — Gli italiani accettarono dunque la parte che il governo austriaco loro destinava nella commedia politica di un impero, e questa parte era quella del compratore di oggetti manufatturati nelle provincie germaniche e slave. — Gli italiani ricuperarono in compenso la facoltà di abbandonarsi all’ozio; compenso fatale, perchè troppo conforme all’indole nostra e dei popoli meridionali in generale, cosicchè abbandonandosi all’ozio per necessità, vi si adagiarono senza rimorso, nè vergogna, e ne contrassero rapidamente l’abito. — Che la parte imposta agli italiani nella costituzione economica dell’impero dovesse condurli in breve ad una inevitabile rovina, era cosa preveduta da chiunque rifletteva alle condizioni finanziarie dell’Italia, e a quelle che i moderni progressi delle scienze e dell’industria hanno creato in Europa. — Non è da supporsi neppure che gli uomini di Stato austriaci ignorassero ove conduceva la via imposta agli italiani; ma al governo austriaco, come a tutti i governi dispotici, poco importa de’ suoi amministrati, e se un sistema di governo o di amministrazione gli sembra conveniente, esso lo addotta, quand’anche lo sappia ingiusto, rovinoso e mortale per una parte qualunque de’ suoi sudditi.

L’Italia possedeva tesori in oggetti di belle arti e di antichità, come sarebbero intagli, avori, smalti, cesellature in metalli, ecc. Le sue principali città vantavano famiglie nobili di smisurata ricchezza. Le repubbliche di Genova e di Venezia avevano creato, mediante il commercio, delle ricchezze private come non se ne conoscevano altrove in quei tempi, cioè sul principiare del secolo decimonono. Ma tutte queste dovizie, erano tesori accumulati da lungo tempo, e nessuna nuova sorgente erasi aperta per riacquistare il denaro che si spendeva con prodigalità più pazza che altro. — I tesori italiani dove-