Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/74

70

liani in un solo pensiero: quello di cacciare al di là delle Alpi lo straniero, e di costituirsi in nazione; e quando l’Austria, insospettita di quanto macchinavasi contro di essa tra la Francia e l’Italia, si accinse a distruggere, cioè a conquistare quel piccolo Piemonte che aveva l’audacia di dichiararsi protettore dell’Italia tutta, e suo nemico, Cavour, che aspettava una occasione propizia, si volse ad un tratto a Napoleone e all’Italia. — Tutti risposero alla sua voce. Napoleone condusse immediatamente i suoi eserciti nell’alta Italia, e gli italiani tutti insorsero contro i loro signori, e protestarono di voler essere italiani liberi ed indipendenti sotto il governo della Casa di Savoja. — Mentre ancora si combattevano gli austriaci, le principali città d’Italia, e gli stati italiani, mandavano deputazioni al re Vittorio Emanuele e al suo ministro, per chiedere di essere annessi al regno dell’alta Italia.

La pace di Villafranca sembrò sulle prime porsi come insuperabile ostacolo all’adempimento dei voti degli italiani; ma in breve quella infausta illusione si dissipava. — Mentre la diplomazia stabiliva a Villafranca e a Zurigo, che l’Italia rimarrebbe a un dipresso qual era prima del 59, che la Lombardia sola sarebbe annessa al Piemonte, che la Venezia sarebbe lasciata all’Austria, che i duchi e i principi scacciati rientrerebbero al possesso dei loro stati, e che tutti i sovrani d’Italia compreso l’imperatore d’Austria, formerebbero una confederazione sotto la presidenza del romano Pontefice; mentre Napoleone dettava tali condizioni, ed il nuovo ministero di Vittorio Emmanuele le accettava, le annessioni dei ducati, della Toscana, delle legazioni si compivano, e si rendeva impossibile il ritorno dei principi. — Si temeva che l’imperatore dei Francesi si adirasse contro questa audace resistenza a’ suoi voleri; ma tale resistenza sanzionata dai plebesciti delle provincie, che volevano l’annessione, fu giudicata legittima e giusta.

Più tardi l’Umbria, la Sicilia e il napoletano invocarono l’annessione; e Garibaldi co’ suoi mille andò a mettere in fuga i soldati borbonici, che impedivano l’aperta manifestazione della volontà popolare.

L’imperatore Napoleone aveva proclamato due principii, ch’egli imponeva all’Europa di rispettare. Eran questi, la onnipotenza del suffragio universale, ed il non intervento. — Tutto ciò ch’erasi operato in Italia era stato sancito dai plebisciti, ossia dal suffragio uni-